Sono 188mila gli usurati in Italia. Lo dicono i dati della Confcommercio. 50 invece le denunce in Piemonte nel corso del 2007, per un giro di affari da 10 milioni di euro. “La realtà però è ben più complessa – spiega Marco Botta, consigliere regionale delegato all’osservatorio antiusura -. Il reato di usura, per sua stessa natura, è molto legato al sommerso ed è quindi molto probabile che il dato reale sia molto superiore”. Inoltre se in altri territori l’usura costituisce il 13% degli introiti delle organizzazioni mafiose in Piemonte si sta diffondendo in modo preoccupante un altro tipo di strozzinaggio: “Abbiamo riscontrato – continua Botta – la presenza della cosiddetta usura di vicinato. Sempre più spesso, cioè, è un vicino, un amico o persino un parente ad approfittare della condizione di difficoltà prestando denaro a tasso illecito. Il problema è che una situazione del genere viene ancor più difficilmente denunciata ed è quindi quasi impossibile da scoprire e combattere”.
In un periodo di crisi come quello attuale, poi, che le cose peggiorino non deve stupire: “Sicuramente il numero di persone coinvolte è aumentato – afferma Marco Martino, vicequestore di Torino responsabile della criminalità organizzata -. Se poi prima c’erano persone che andavano in usura per pagarsi le vacanze o il telefonino, ora c’è chi è costretto a indebitarsi pericolosamente per poter acquistare beni primari”. E conferma: “In Piemonte è un settore meno legato che altrove ai racket mafiosi, ma è comunque un ramo che fa gola”.
Per contrastare il fenomeno la Regione ha attivato un apposito osservatorio. Ci sono poi le fondazioni antiusura a cui rivolgersi in caso di indebitamento, come la fondazione Crt o la San Matteo. “Negli ultimi mesi – racconta Ettore Ramojno, presidente della fondazione antiusura Crt – il numero di persone che si rivolgono a noi è più che raddoppiato: riceviamo in media 50 richieste di consulenza alla settimana”. Ed è cambiata anche la tipologia degli indebitati: “Se prima erano perlopiù operai – spiega – ora capita anche ai dirigenti. Quello che noi cerchiamo di fare è di consigliare alle persone come solvere i propri debiti, dopo avere analizzato la loro situazione finanziaria ed eventualmente offriamo la garanzia necessaria per far loro ottenere un prestito”.
Simile l’intervento della fondazione San Matteo, che però ha registrato una diminuzione nelle richieste: “Dal nostro punto di vista – afferma il presidente Germano Aprà – l’usura in Piemonte è a livelli bassissimi. Quello che invece registriamo è una situazione di fortissimo indebitamento. Al momento, poi, abbiamo solo 10 perone in attesa di consulenza”. Questo dato si potrebbe però spiegare con la visibilità ricevuta negli ultimi mesi dalla Crt in forza della sua collaborazione con l’Osservatorio regionale.
Per quanto riguarda le tipologie di indebitati, secondo i numeri della San Matteo, il 19% sono under 35, il 29% hanno tra i 35 e i 50 anni, mentre la maggioranza, il 52% è over 50. Il 52% svolge un lavoro dipendente, il 17% è pensionato, il 16% ha un lavoro autonomo e l’8% temporaneo, il restante 6% è disoccupato. “Spesso – commenta Aprà – il motivo dell’indebitamento è l’inesperienza, come nel caso di chi avvia piccole imprese, o una scarsa attenzione nell’amministrazione del denaro. Per questi motivi è necessaria una campagna informativa di prevenzione e soprattutto far capire che rivolgersi a un usuraio non è mai una soluzione ma sempre l’inizio di un problema più grande”.
In un periodo di crisi come quello attuale, poi, che le cose peggiorino non deve stupire: “Sicuramente il numero di persone coinvolte è aumentato – afferma Marco Martino, vicequestore di Torino responsabile della criminalità organizzata -. Se poi prima c’erano persone che andavano in usura per pagarsi le vacanze o il telefonino, ora c’è chi è costretto a indebitarsi pericolosamente per poter acquistare beni primari”. E conferma: “In Piemonte è un settore meno legato che altrove ai racket mafiosi, ma è comunque un ramo che fa gola”.
Per contrastare il fenomeno la Regione ha attivato un apposito osservatorio. Ci sono poi le fondazioni antiusura a cui rivolgersi in caso di indebitamento, come la fondazione Crt o la San Matteo. “Negli ultimi mesi – racconta Ettore Ramojno, presidente della fondazione antiusura Crt – il numero di persone che si rivolgono a noi è più che raddoppiato: riceviamo in media 50 richieste di consulenza alla settimana”. Ed è cambiata anche la tipologia degli indebitati: “Se prima erano perlopiù operai – spiega – ora capita anche ai dirigenti. Quello che noi cerchiamo di fare è di consigliare alle persone come solvere i propri debiti, dopo avere analizzato la loro situazione finanziaria ed eventualmente offriamo la garanzia necessaria per far loro ottenere un prestito”.
Simile l’intervento della fondazione San Matteo, che però ha registrato una diminuzione nelle richieste: “Dal nostro punto di vista – afferma il presidente Germano Aprà – l’usura in Piemonte è a livelli bassissimi. Quello che invece registriamo è una situazione di fortissimo indebitamento. Al momento, poi, abbiamo solo 10 perone in attesa di consulenza”. Questo dato si potrebbe però spiegare con la visibilità ricevuta negli ultimi mesi dalla Crt in forza della sua collaborazione con l’Osservatorio regionale.
Per quanto riguarda le tipologie di indebitati, secondo i numeri della San Matteo, il 19% sono under 35, il 29% hanno tra i 35 e i 50 anni, mentre la maggioranza, il 52% è over 50. Il 52% svolge un lavoro dipendente, il 17% è pensionato, il 16% ha un lavoro autonomo e l’8% temporaneo, il restante 6% è disoccupato. “Spesso – commenta Aprà – il motivo dell’indebitamento è l’inesperienza, come nel caso di chi avvia piccole imprese, o una scarsa attenzione nell’amministrazione del denaro. Per questi motivi è necessaria una campagna informativa di prevenzione e soprattutto far capire che rivolgersi a un usuraio non è mai una soluzione ma sempre l’inizio di un problema più grande”.
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